Studente: Marta Di Tella
Scuola: LICEO STATALE DEMOCRITO | LICEO STATALE DEMOCRITO
Sfida: 3 | Narrare la Scienza
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Avevo appena varcato la soglia che avrebbe segnato per sempre la mia esistenza, condannandola; ero un peccatore, uno scellerato, un immorale, sebbene ciò che facessi fosse segnato da un destino infame che mi aveva sentenziato a un’intera esistenza della quale non ero padrone. Un reietto, dicevano, una presenza invisibile, ma palpabile; le pieghe sensibili della pelle erano continuamente lacerate dalle tempeste di sangue che ne facevano pulsare gli interni oscuri, bagnando ogni zona, da quella più esposta fino alle viscere più profonde. Dopo aver vagato, la vidi; il suo movimento era come una danza dettata da mille impulsi vitali, un istante aggraziata, l’altro urgente, quasi a generare una melodia soave ma impetuosa. Mi avvicinai cauto, soggiogato dalla sua essenza vitale; plagiai la piccola cellula e al contempo mi esaltai come un meschino incantatore. Mi appropriai del suo materiale genetico, arrestando ogni ribellione; la tempesta del caldo e amaro liquido cremisi si fece più intensa, ogni schizzo un flash improvviso che illuminava il buio. Scalfissi la sua membrana cellulare, ruppi ogni struttura interna fino a raggiungere il punto desiderato, spinto dalla mia necessità di replicazione; lasciai il mio segno indelebile, destinandola alla distruzione. La abbandonai lì, inerme, persa in un oblio infinito; il danno era fatto, non potevo farci nulla. Dopo tutto ero un semplice e ineluttabile virus.