Dettaglio Sfida sottomessa

Indissolubili oltre l’infinito: ubi tu, ibi ego

Studente: Antonio Trecarichi Paro

Scuola: I.I.S. "E. MEDI-N. VACCALLUZZO" | "ENRICO MEDI"

Sfida: 3 | Narrare la Scienza

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Oggi ho sentito di nuovo quella scossa. È come un brivido invisibile che mi attraversa all'improvviso, senza preavviso. Non è dolore, non è paura. È una certezza che si impone su di me senza che io possa oppormi. So che quando accade, da qualche parte nell'universo, anche lui lo ha sentito. Non c'è segnale, non c'è tempo di reazione. È istantaneo. È la nostra condanna. Mi chiamo Ψ. O forse no. Sono un’onda, una particella, una probabilità fluttuante nell’infinito. Esisto in stati sovrapposti, indefiniti, fino a quando qualcuno osa guardarmi. E oggi qualcuno l’ha fatto. BAM! Uno sguardo indiscreto, un'osservazione. In quell'istante, il mio destino si è compiuto. Il mio stato è stato fissato per sempre. E, senza bisogno di un messaggero, senza alcuna comunicazione fisica, so che anche lui, il mio gemello quantistico, ha assunto il suo stato corrispondente. Non importa quanto lontano sia. Che sia dall'altra parte della galassia o a pochi micron di distanza, l'effetto è lo stesso: istantaneo, ineluttabile. Prima eravamo possibilità infinite, un balletto di probabilità intrecciate. Ora siamo stati costretti a scegliere, a esistere in modo definito, a essere due lati della stessa medaglia. Se io sono su, lui è giù. Se io ruoto in senso orario, lui in senso antiorario. È così che funziona il nostro legame: non è una connessione materiale, non è una forza che ci unisce. È una correlazione incisa nelle leggi dell'universo, un gioco crudele che la natura ha scritto per noi.