Last chance
di Sonia Stigliano , Katia Mobilio , Lorenzo Paladino e Martina Di fuccia
La nostra idea parte dall’esigenza di sottolineare l’azione umana sull’impatto ambientale. Quest’opera mette a confronto due realtà parallele e purtroppo fortemente contrastanti, l’una generata dal sano corso della natura e l’altra condizionata dai malsani gesti dell’uomo. Quest’opera sottolinea l’importanza dell’energia rinnovabile come ultima possibilità e dimostra come gli errori umani possano influire irreversibilmente sulla natura. La mente non sempre è giusta e razionale, spesso l’uomo commette sbagli significanti sull’ambiente, nei confronti di un altro uomo o sugli animali.
Come può accadere tutto ciò? Abbiamo potuto vedere, nel corso di questa pandemia, la rinascita della natura nel momento in cui noi esseri umani no ne siamo venuti più a contatto.
Allora siamo noi il problema? In parte si, perché diamo per scontato la bellezza e la vita della natura che ci circonda ed è diventato ” naturale ” , ” non sbagliato ” buttare una semplice gomma o confezione di plastica o tanto altro a terra o nei mari senza capire che questi “irrispettosi gesti ” hanno un grande impatto.
La ragione, l’intelletto, viene analizzato da secoli in tutti i campi. Sono numerosi i filosofi che lo studiano, che ne spiegano il funzionamento tra i quali Schopenhauer che definisce l’uomo non solo l’essere che conosce ma che è un pezzo della realtà stessa. Secondo il poeta l’uomo è natura ma l’individuo non ha alcun valore rispetto ad essa. Il regno della natura è un tempo infinito, uno spazio infinito, e per questa ragione la natura è sempre pronta a sacrificare l’individuo poiché è destinato e guidato dalla stessa verso la morte. Ed è per questo che non v’è rimedio per la nascita e la morte, salvo godersi l’intervallo (Schopenhauer).
Ma siamo veramente arrivati al punto di avere un servo e un padrone (Hegel)?
In questo caso l’uomo che ha un ciclo naturale di vita e di morte e la natura che ne comanda? Alla fine entrambe separate sarebbero il nulla, entrambi coesistono. Al giorno d’oggi però, purtroppo, ci ritroviamo di nuovo nella stessa situazione, l’uomo vuole farsi padrone sulla natura che risulterà pero’ essere sempre la più forte.
Parte esecutiva:
Il mondo può essere definito un grande palcoscenico dove gli uomini si esibiscono, in questo caso in una sceneggiatura di cattivo gusto.
Nella nostra opera vogliamo rappresentare la ragione umana, ragione non sempre giusta, la continua disputa tra bene e male. Abbiamo montato questa sorta di palcoscenico in plexiglas trasparente dove è stata poggiata, al di sopra delle pareti laterali, una fascia sempre in plexiglas dalla quale pende una lampadina, incollata con la colla per plexiglas e divisa cromaticamente in due parti, una metà gialla e l’altra metà nera, rispettivamente accesa e spenta. Per la lampadina che pende dall’alto, ci siamo ispirati all’uovo presente nel dipinto rinascimentale “Pala di Brera” di Piero della Francesca. Questo perché l’uovo è il simbolo della primavera, dove risiede il germe della vita, il sepolcro dal quale Cristo è risorto e che quindi rimanda alla rinascita della Natura ma anche dell’uomo stesso.
Il cubo aperto, composto da 5 pezzi di plexiglas (cm 35x35x35), presenta una base e un primo livello poco sopra di essa. Su quest’ultimo abbiamo posto una forma triangolare in pistolegno, ricoperto in carta pesta utilizzando varie tecniche e colori acrilici abbiamo rappresentato la natura nel pieno della sua vitalità. Sulla base invece abbiamo cercato di rappresentare la situazione attuale in cui si ritrova oggi la Terra quindi una natura inquinata, maltrattata, spoglia, priva di amore nei suoi confronti. Per farlo abbiamo usato colori acrilici scuri come il marrone, il grigio e il nero e sempre con la stessa tecnica abbiamo modellato molti rilievi.
Il concetto si basa su questo dualismo, su queste due realtà opposte e a confronto per cui il cubo in plexiglas, idealmente diviso in due parti, presenta, in corrispondenza della parte “vitale” un ramo che protende verso l’alto e che simboleggia un arbusto vivo mentre, in corrispondenza della parte ”morta” un ramo che si attorciglia sofferente su se’ stesso simbolo di un arbusto privo di vita. I due tronchi sono stati realizzati con rametti di legno stuccati, levigati e successivamente dipinti con la pittura bianca. Le estremità degli alberi convergono verso l’interno potenziare l’effetto scenografico.
Docenti: Giovanna Panza
Scuola: I.SI.I.S.Palizzi e Boccioni – Napoli – Napoli
In mostra nella tappa:
- Napoli 2021