Studente: Sonia Salvatici
Scuola: FRANCESCO CECIONI | FRANCESCO CECIONI
Sfida: 3 | Narrare la Scienza
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Caro diario. Oggi, per l'onda sonora qua presente, è stata una giornata molto riflessiva. Un ragazzo ha iniziato a suonare la batteria e, con un colpo di piatto, vengo vibrata nello spazio. Grido così forte che mi sento indistruttibile, inondando con la mia presenza le molecole d'aria intorno a me e, pian piano che mi allontano, la mia voce si fa sempre più flebile. Ricordai come, secoli fa, quando ciò accadeva mi spaventavo sempre. Mi sentivo sola, persa nelle altre particelle che non riuscivano più a sentirmi. Cadevo in un tacito e soffocato lamento di angoscia, e mi domandavo: "Esisto davvero, anche se nessuno mi vede?". Per molto tempo, credo diversi millenni, pensavo di no. "Non posso davvero esistere se non lo si può provare" mi dicevo. Eppure, con mia grande sorpresa, nel corso del tempo le mie convinzioni cambiarono. Durante l'Antica Grecia, degli essere umani guidati da un certo Pitagora, si chiesero cosa fossi, ma non me ne interessai, poiché ero rassegnata alla mia fasulla esistenza. Tuttavia, in seguito a loro, ce ne furono altri, come Christiaan Huygens. Lui scrisse il Tractatus de lumine e, a causa delle diverse discussioni su questo testo, non lo potei più ignorare. Finalmente, conobbi la mia identità. Sono, in poche parole, una vibrazione nata da una sorgente che si propaga nell'aria, trasportando energia e quantità di moto. Fu una notizia cosi elettrizzante per me, e mi fece capire che, visibile o meno, io esisto.