Studente: Enrico Salati
Scuola: G. GALILEI | G. GALILEI
Sfida: 3 | Narrare la Scienza
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Piccolo, infimo. Inesistente, forse semplicemente indifferente. Oltrepasso, oltrepassato, incapace di lasciare la mia traccia, vago per l'Universo disperdendo minimi e ineffabili indizi. Oscillo tra i sapori delle mie quantiche masse, debolmente stringo rapporti con altre materie. Neutrino è il mio nome; Pauli, Fermi, Reines, Pontecorvo, Sakata i miei padri. Ma prima del 23 febbraio 1987 mai questi pensieri erano nemmeno balenati nella mia testa. Il caos silenzioso si appropriò del nostro ordine, la gravità stringeva la morsa: vedevo il ferro in frantumi, i nuclei della Supernova SN 1987A dimenarsi nella bufera, poi il lancio. Sparato insieme a innumerevoli miei simili in tutte le direzioni, tra nubi e orizzonti senza fine. In quel momento, ripeto solo in quello, scoprii la mia natura, senza eco. Vagabondavo muto tra le stelle, in direzione Terra. Durante il viaggio cosmico, mentre altri come me venivano incredibilmente catturati grazie a straordinari contatti con altri corpi, ancor prima della luce che intanto si stava dimenando per uscire tra la nebbia e le polveri della ormai non più stella, io cominciai a tremare, impotente. Davanti a me, neanche guardassi uno spettro d'acqua, viaggiava un altro neutrino identico a me. Lo salutai, mi salutò, fu l'ultima volta che vissi. Fantasma. Non era un mio simile, era un neutrino sterile. Non tremavo, oscillavo. Decaddero le mie speranze di macchiare questo Universo, di esser studiato. Magari in un'altra vita, in un'altra fisica.