Studente: alessia zonno
Scuola: LICEO "DE NITTIS-PASCALI" | LICEO "DE NITTIS-PASCALI"
Sfida: 3 | Narrare la Scienza
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Fluttuo. Mi sposto senza che nessuno mi veda, eppure sono ovunque. Gli uomini parlano dell’arte come di un’espressione visibile, fatta di colori, forme, proporzioni. Parlano della scienza come di un insieme di regole, equazioni, teorie che cercano di spiegare l’invisibile. E io? Io appartengo a entrambi. Nel buio di un dipinto di Caravaggio, nel tocco leggero di un pennello impressionista, io ci sono. Sono nella luce che rimbalza sulle tele, nei pigmenti che assorbono certi colori e ne riflettono altri. Sono nelle pennellate di Van Gogh, nel rosso vibrante di Munch, nelle ombre di Leonardo che sfumano nel nulla. L’arte cerca di darmi un volto, di rendermi visibile. Ma la scienza sa che non sono mai ferma. Sono nell’aria che vibra in una sinfonia, nella materia che si trasforma, nella danza invisibile delle particelle che compongono il mondo. Gli uomini hanno creato microscopi per cercarmi, acceleratori per svelarmi, formule per descrivermi. Ma ogni volta che credono di avermi afferrata, io mi sdoppio, cambio stato, mi dissolvo.Forse arte e scienza sono solo due specchi che cercano di riflettere la stessa verità. Io sono il mistero che li unisce, il visibile che nasce dall’invisibile. E mentre continuo il mio viaggio, mi chiedo: e se il mondo fosse solo un’opera d’arte ancora incompleta?