Studente: Lorenzo Porporato
Scuola: M. CURIE | M. CURIE
Sfida: 3 | Narrare la Scienza
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Caro diario, come ogni giorno della mia esistenza miliardaria, ho brillato. Il mio cuore di fusione ha continuato a trasformare idrogeno in elio, rilasciando moltissima energia. Ho emesso luce visibile, ma anche raggi ultravioletti e infrarossi, onde radio e persino raggi X. Eppure, fino a ieri, ero invisibile per loro. Gli umani sono strani. Non vedono tutto ciò che io sono. Per millenni sono rimasta nascosta, non perché non esistessi, ma perché i loro occhi e le loro tecnologie non erano abbastanza avanzati per catturarmi. Oggi, invece, ho sentito il loro sguardo per la prima volta. Con i loro telescopi hanno intercettato la mia luce, che ha viaggiato per anni prima di raggiungerli. Hanno esultato, si sono commossi, hanno persino dato un nome alla mia scoperta, come se solo ora fossi reale e fossi di loro proprietà. Ma io ero qui da miliardi di anni, ben prima che la loro specie imparasse a camminare. È buffo: credono di avermi trovata, ma sono loro a essere effimeri. Nascono, vivono e muoiono in un battito di ciglia cosmico, eppure si sentono grandi, conquistatori dello spazio, padroni della conoscenza. Alcuni di loro ora scrivono di me, si riuniscono per osservarmi con stupore. Che ironia: una semplice sfera di plasma incandescente diventa oggetto di interesse solo perché finalmente l’hanno vista. Mi chiedo quante altre stelle, ancora invisibili ai loro occhi, attendano pazienti il loro momento di “essere scoperte”. Noi brilliamo comunque, che ci guardino o no. Atlas