Studente: Luigi Diofebo
Scuola: LICEO "GALILEO FERRARIS" | LICEO "GALILEO FERRARIS"
Sfida: 3 | Narrare la Scienza
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Caro diario, oggi è un giorno come tanti e io sono qui, a scandire la vita degli umani. Scorro senza sosta, mentre alcuni si lamentano della mia scarsità. Eppure, non mi sento colpevole, perché tratto tutti allo stesso modo. “Convenzione sociale” è così che mi chiamano quando non sanno come definirmi. Il mio compito è semplice: giro attorno a una circonferenza con numeri impressi, eppure tutti si affidano a me come se fossi l’unica certezza. Giuro sulle mie lancette che non capisco come possano farsi influenzare da me, quando sono loro a darmi valore. Mi rincorrono, mi inseguono, ma io continuo inesorabilmente a scorrere. Trovo affascinante la teoria di un certo Einstein, che mi definisce relativo. Nei pressi di un buco nero, rallento a tal punto che un secondo può equivalere a un anno sulla Terra. Eppure, per chi si trova in quell’abisso, tutto appare normale. È solo la mia dilatazione. Mi espando e mi contraggo e, se si viaggiasse alla velocità della luce, ogni movimento sembrerebbe rallentato. Non torno mai indietro perché la termodinamica mi vincola ad una sola direzione. Newton, invece, mi riteneva assoluto e universale, fluente in modo uniforme, indipendentemente dall’osservatore e dallo spazio circostante. Eppure, io stesso non so definire la mia vera natura. So soltanto che devo proseguire, inarrestabile, al ritmo di lancette e rintocchi. Agli umani direi di non sprecarmi: sebbene sembri infinito, prima o poi finisco per tutti.